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Un'ora con il sarto: intervista a Massimo Pasinato


“Il suo successo deriva dal fare un lavoro ben curato e rendere felice il cliente!”

Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Massimo Pasinato, secondo premio medaglia d’argento per 2 anni consecutivi del premio Arbiter e membro dell' Accademia Nazionale dei Sartori.

Inizia a lavorare fin da giovane come apprendista della stessa sartoria dove lavorava, e lavora tuttora, sua madre. Un passo alla volta affianca il sarto anziano che, poi, lascia a lui l'attività.

In quegli anni c’era comunque competizione tri sarti, ma Massimo, giovane ventitrenne, agli occhi dei suoi colleghi anziani non rivestiva un “pericolo” quindi ha potuto girare diverse sartorie e confrontarsi con diversi Maestri sarti.





«La maggior parte dei sarti era gelosa del suo know-how», racconta Massimo ed «insegnava solo quello che volevano».


Decide di rilevare l’attività a soli 23 anni, dopo 10 anni di lavoro dipendente: un evento molto sorprendente per i tempi!

Porta avanti lo stile del suo vecchio maestro, Gino Calabresi, ma si lascia influenzare dai contatti che ha a Roma e Milano dove incontra colleghi da tutta Italia.


Adora il suo lavoro e ciò che lo contraddistingue sono forza e dedizione.


Il lavoro del sarto oggi: evoluzione e digitale


Come è cambiato il lavoro del sarto in questi anni?

Il grosso cambiamento del lavoro del sarto in questi anni è gestire il lavoro manuale e il lavoro che proviene dai social, attraverso cui comunica con gran parte dei suoi clienti.

Il suo vecchio maestro, racconta Massimo, sarebbe molto “disturbato” dai social, telefono, mail.


Sta cercando di delegare il più possibile ma le pubbliche relazioni sono impegnative e le persone vogliono parlare con lui, pertanto questa attività proprio non può delegarla!

Quando pubblica foto sui social, sono molti i commenti e i messaggi di clienti a cui poi deve dare risposta direttamente: tutto questo richiede tempo.


Cosa contraddistingue il suo stile?

La sua concezione di manica nella giacca: a camicia, con la spalla svuotata.

Il fattore che premia lo stile di M. è la sua concezione di giacca con uno stile internazionale, senza regionalità.

Massimo sa mixare sapientemente gli elementi della tradizione napoletana e milanese per creare una giacca con una nuova vestibilità , senza arricciature, senza spalline, con teletta morbida sulla spalla che non dia spessore, un abito confortevole!


Quante persone lavorano nel suo team?

E’ partito da solo, con la mamma, e adesso ha un team di 8 persone.

Massimo ha creato una sua linea semi-industriale e disegna personalmente i modelli che però poi fa cucire esternamente.


Quanti abiti confeziona a settimana?

Massimo taglia personalmente 3 completi a settimana e vengono poi interamente lavorati, assieme ai Suoi collaboratori, all’interno della sartoria.

Per la sua nuova linea MAX, gestisce in sartoria la modellistica personalizzata al cliente e poi fa confezionare i capi esternamente da un laboratorio di fiducia (ora si fanno 25 abiti a settimana ma la crescita è esponenziale!).

Collabora con boutique in Italia e in Europa che vendono la sua linea industriale oltre a degli specialisti del “su misura” a domicilio anche negli stati uniti.


Come vede l’impatto della tecnologia (es. possibilità di “prendere” le misure”) online e simili? Vende anche on line?

La tecnologia aiuta a tenere traccia del grande lavoro svolto e facilita i processi.

Massimo nel suo atelier utilizza la modellistica con CAD e con il sistema di scansione dei “vecchi” modelli tiene traccia di tutti gli abiti, anche tutto lo storico, sia del lavoro manuale che industriale, che è stato fatto.

I numeri dei capi confezionati in collaborazione con i negozi all’estero, senza tecnologia sarebbero impossibili oggi.

Ha fatto grandi investimenti che gli hanno permesso di lavorare anche durante la pandemia.


Massimo, quando possibile, prende le misure sempre direttamente sulla persona, anche nella linea industriale, ma ha messo in piedi un sistema di misurometri e riesce a fare la prima prova da remoto con l’ausilio di foto e videocall, che poi vengono registrate nel suo gestionale.

Sempre grazie alla tecnologia quando il cliente manda delle foto, una volte inserite a sistema, c’è la possibilità di sistemare l’abito e togliere i difetti rilevati.

«Lavorare su un manichino è ben diverso dal lavorare “sulla persona”», dice Massimo, «c’è un limite fisico, che risiede nella vestibilità: come sente il cliente addosso la giacca».


Nella linea industriale, usa taglio computerizzato e le giacche realizzate con tessuti diversi hanno una diversa vestibilità.


Qual è la strategia di marketing del suo brand?

Bisogna accontentare il cliente! tramite un contatto diretto e umano.

Questo è Il suo mantra.

Senza la tecnologia tutto questo non sarebbe stato possibile.

Il business è aumentato ma i clienti sono persone, che hanno bisogno di un confronto diretto con il sarto.

Solo ed esclusivamente nella linea industriale però, il cliente si lascia servire da un'altra persona di Sua fiducia, nel fatto a mano è un processo non delegabile.


Per quanto riguarda i social fa campagne strategiche.

Ogni piccolo particolare è tenuto in buon conto e si ricorda di festeggiare anche i compleanni dei clienti: bisogna sempre trovare tempo di fare gli auguri e mandare un presente.


Massimo ha un calendario online, sul suo sito: il cliente entra e prenota direttamente un appuntamento con il sarto.

Da remoto, via messaggi, soprattutto con i clienti all’estero scambia foto.

Di tutti gli articoli ha book digitali per fa scegliere maniche, foto, tessuti, tasche, ampiezze (che sono a tutti gli effetti strumenti di vendita online): così può orientare il cliente per una scelta guidata.



Con quali tessuti preferisce lavorare e quali sono i suoi fornitori principali?

I principali fornitori sono Vitale Barberis Canonico e Loro Piana, che lo hanno supportato con bunces, campioni che venivano spediti ai clienti per facilitare la scelta del tessuto.


Qual è la sua strategia verso i mercati esteri? Come mai opera in quei paesi (caso o scelta)?

Massimo si è appoggiato a blogger e giornalisti del settore internazionali, pianificato campagne social con obiettivo visibilità in paese esteri.

Svizzera, Inghilterra, Germania, Ungheria ed Estonia hanno “risposto” bene e le campagne hanno portato buoni frutti: anche all’estero vale il passa parola come migliore pubblicità.

Un primo cliente a Zurigo soddisfatto dal primo abito commissionato ha portato tutti i suoi amici. Questo cliente si è sposato in Puglia e lo ha addirittura invitato: Massimo è tornato a casa con 20 abiti prenotati.

La stessa cosa è successa in Germania.

Durante un viaggio conosce nuove persone e di solito porta a casa sempre nuovi ordini e clienti fidelizzati.

Alcuni sarti, colleghi, dichiarano che preferiscono lavorare solo con l’estero, perché i clienti sono ben disposti a pagare di più, ma con la pandemia poi tutto si è fermato.

Massimo invece che, continua a coltivare i rapporti con i suoi clienti storici, anche subito dopo il lockdown ha sempre lavorato.


Come vede la crescita per il futuro?

Per Massimo sarà esponenziale perché in 3 anni ha avuto possibilità di assumere nuovo personale e sta cercando talenti per delegare lavorazioni per aumentare il lavoro.


Cosa farebbe se una grande Casa le chiedesse di acquisire la sua società, lasciandogli autonomia creativa e commerciale?

La proposta gli è stata fatta, ma ha deciso di non accettare perché non avrebbe avuto autonomia creativa e commerciale. L'offerta arrivata era limitativa e l'uscita dalla sartoria forzata.


Se una Holding investisse nell'azienda, ciò permetterebbe una grande liquidità che potrebbe essere immessa nella società per assumere e formare personale ed ingrandire la sede sarebbe un bel “compromesso”.


Trovate Massimo ai seguenti link:

All’interno di Madetomax c’è il form per prendere appuntamento in sartoria e ai Trunk show.

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