Nonostante importanti assenze come quelle di Brunello Cucinelli e Ann Demeulemeester, l’edizione 101 è stata ricca di nuovi brand: il Pitti (ne avevamo già parlato qui) ricalca la speranza di una Italia che si sta rialzando e innova, per forza e per amore della moda e dello stile che sempre ci contraddistingue!
« Siamo pronti a dare il nostro contributo alla ripresa della moda italiana e del commercio internazionale », dice Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine.
« Pitti Uomo è il punto di riferimento mondiale della moda e del lifestyle maschile. Perciò attribuiamo anche un valore simbolico a questa edizione 101. Le aziende hanno risposto con entusiasmo, non nascondono le difficoltà ma al tempo stesso esprimono una grande energia, una ferma volontà di tornare a rappresentarsi con le loro migliori qualità. Abbiamo numeri in chiara crescita rispetto all'ultima edizione, sia sul fronte degli espositori sia su quello dei compratori, dall'Italia, dall'Europa e dal Medio Oriente. »
Pitti presenta le diverse anime del menswear per l'inverno 2022/23
Presenti 540 brand, 151 dei quali provenienti dall'estero. Quelli esteri sono arrivati tramite l’Ice compratori internazionali e buyer globali come Thomas Brown da Londra, Galeries Lafayette dalla Francia e Illum dalla Danimarca, Selfridges dal Regno Unito. Grazie a una collaborazione con British Fashion Council e Paul Alger, direttore dalla Uk Fashion Textile Association sono arrivati 43 espositori britannici.
Moltissimi brand locali e made in sud per vestiti eleganti e cerimonia, artigiani per accessori e pelletteria. Questa è stata la migliore edizione del periodo pandemico.

Nonostante il covid e le restrizioni, quindi nonostante le assenze di americani e giapponesi l’impatto è stato positivo. Due anni di mancanza e poi rivedersi finalmente dal vivo è stata un’occasione interessante e sicuramente stimolante per gli addetti ai lavor « Mi aspettavo più brand sostenibili e più effetto wow, che non ho effettivamente trovato, ma è stata comunque una bella edizione », dice Vito Di Lorenzo, titolare dell'azienda Custom Business Tailored Bags.
Cosa abbiamo visto a Pitti?
Un percorso diviso in tre macro aree per raccontare le diverse anime del menswear contemporaneo: Fantastic Classic, Dynamic Attitude e Superstyling, progetto espositivo dedicato al menswear sostenibile definito S|Style sustainable style. In questa edizione erano presenti diversi giovani designer che creano e producono seguendo criteri di eco-responsabilità tra cui i nostri amici di Fortunale e Custom Business Tailored Bags.
Sono stati organizzati Workshop interattivi interessanti che hanno parlato di come ripartire al livello economico: nulla di nuovo rispetto a quanto già ampiamente discusso. Visto il periodo mancavano sfilate: un margine di miglioramento c’è sempre!
Alcuni brand hanno fatto i loro soliti Shooting fotografici approfittando della Fortezza dal Basso, duttile location per campagne: le sfilate durante il giorno non ci sono state.
Le sfilate si sono svolte in palazzi circostanti, di artisti emergenti nei palazzi storici della città.
La riscoperta del dandy è stata d’impatto: lo stile si è fatto più sobrio proprio del rispetto dell’epoca (Pitti reflections) ,lo stile classico mixato con un pizzico di originalità dei tailors spagnoli. Un ritorno al classico Dandy e un pizzico di eccentricità: in 17 dandy hanno cantato “Bella Ciao” per la serie Tv della Casa Di Carta.
Meno afflusso, buyer esteri quasi inesistenti solo quelli stranieri ma locali che vivono in zona: c’erano tanti francesi e tanti spagnoli forti.
A livello di azienda molto sud e molti artigiani toscani con focus su pelletteria e giacche.
Hanno avuto successo i produttori di calzini e accessori segno di una razionalizzazione degli acquisti.
«Pitti Reflections », come dice Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine,
« squarci che portano dentro e fanno guardare lontano, rimandi che vanno oltre quello che ci si aspetta per rappresentare un nuovo inizio, proprio come Pitti Uomo 101.»
Un salone concreto che ricalca la speranza di un Made in Italy in ripresa
Salone certamente meno spettacolare ma concreto con proposte sostenibili: tinture eco-friendly, ai filati che nascono dal mare, dal nylon ricavato dagli scarti di produzione ai patchwork di vecchi tessuti. La pandemia ha cambiato le abitudini dei compratori, l’avevamo già detto, ma le boutique non sono morte anche se sicuramente si fanno più acquisti online. C’è stato un balzo per gli acquisti di maglieria, dato l’enorme richiesta di abbigliamento casual.
Si prevede un aumento del +11% di moda maschile, dai dati di Smi (Sistema Moda Italia) in Svizzera, Francia, Usa e un incremento incredibile del +69% in Cina.
Come dichiara il Centro Studi di Confindustria Moda la moda maschile italiana registra un +11% e raggiungendo 9,1 miliardi di euro (Fonte: Corriere della Sera, Imprese di lunedì 10 gennaio). Non male, vero?